I
Sassi di Matera costituiscono
il centro storico della città di Matera. Il Sasso "Caveoso"' ed
il Sasso "Barisano", insieme al rione "Civita", formano un complesso
nucleo urbano, oggi così denominato. I Sassi di Matera sono stati
iscritti nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel
1993. Sono stati il primo sito iscritto dell'Italia meridionale.
L'iscrizione è stata motivata dal fatto che essi rappresentano un
ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano
passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità.
I Sassi di Matera costituiscono un esempio eccezionale di accurata
utilizzazione nel tempo delle risorse della natura: acqua, suolo,
energia.

La "città
della pietra", centro storico di Matera scavato a ridosso del burrone,
è abitata in realtà almeno dal Neolitico: alcuni tra i reperti trovati
risalgono a 10mila anni fa, e molte delle case che scendono in profondità
nel calcare dolce e spesso della gravina, sono state vissute senza
interruzione dall'età del bronzo (a parte lo sfollamento forzato
negli anni '60).
I Sassi sono davvero un "paesaggio culturale", per citare
la definizione con cui sono stati accolti nel Patrimonio mondiale
dell'Unesco. Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull'orlo della
rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città
vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono
il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud,
è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono
a gradoni, e prende forse il nome dalle cave e dai teatri classici.
Un paesaggio in parte invisibile e vertiginoso, perché va in apnea
in dedali di gallerie dentro la pietra giallo paglierino del dorso
della collina, per secoli difesa naturale e ventre protettivo di
una città che sembra uscita dal mistero di una fiaba orientale.
"Grotte naturali, architetture ipogee, cisterne, enormi recinti
trincerati, masserie, chiese e palazzi, si succedono e coesistono,
scavati e costruiti nel tufo delle gravine" scrive Pietro Laureano
nel suo libro Giardini di pietra.
Laureano, architetto ed esperto dell'Unesco per le zone aride
e per la civiltà islamica, è stato uno dei primi a ristrutturare
ed abitare una casa nel Sasso Barisano. Molti lo hanno seguito,
dopo gli anni dell'abbandono. Oggi, da una grotta di tufo millenaria,
dirige un ufficio del Comitato delle Nazioni Unite per la lotta
alla desertificazione, e sta lanciando una banca dati sulle conoscenze
tradizionali. Facciate rinascimentali e barocche si aprono su cisterne
dell'VIII secolo, trasformate in abitazioni. Chiese bizantine nascondono
pozzi dedicati al culto di Mitra. Alcuni ipogei sono stati scavati
a più riprese fino agli anni '50, altri murati e dimenticati, nascosti
nei fianchi della collina. Il Palombaro lungo, l'immenso serbatoio
d'acqua sotto piazza Vittorio Veneto, ha delle sezioni costruite
tremila anni fa, mentre le più recenti sono del 1700. I Sassi, la
città popolare, insieme alla Civita aristocratica e medievale eretta
su un'antica acropoli, sono in effetti un palinsesto pieno di sorprese,
anche se sembrano immobili e compatti, chiusi nella pietra nuda
a tratti appena corretta da una mano di calce. "Arrivai a Matera
verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città
pittoresca, che merita di essere visitata, che c'è un museo di arte
antica e delle curiose abitazioni trogloditiche. Ma quando uscii
dalla stazione, un edificio moderno e piuttosto lussuoso, e mi guardai
attorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c'era.
Allontanatami ancora un poco dalla stazione, arrivai a una strada,
che da un solo Iato era fiancheggiata da vecchie case, e dall'altro
costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera".
La descrizione di Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli
evoca uno spalancare d'occhi. Alla sorella, che fa da voce narrante,
i Sassi appaiono come due mezzi imbuti separati da uno sperone di
roccia, la Civita, e la chiesa bianca di Santa Maria de Idris, "che
pareva ficcata nella terra". I due mezzi imbuti sono i Sassi, e
per Levi hanno la forma "con cui, a scuola, immaginavamo l'Inferno
di Dante". Levi, spedito al confino in Lucania dal regime fascista,
visita i Sassi quando sono all'apice di un collasso demografico
che era iniziato quattro secoli prima. Gli abitanti erano aumentati
in maniera esponenziale e la pastorizia era in declino: sulle case
nella roccia erano stati sopraelevati più piani, erano spariti gli
orti e i giardini pensili, e le cisterne erano state riadattate
a monolocali in cui intere famiglie convivevano con muli e pecore.
Ma quelli che allo scrittore in esilio erano sembrati i gironi
dell'Alighieri, in realtà facevano parte di un sistema complesso
ed efficiente. La pianta dell'antica Matera vista dall'alto, si
presenta come un'omega greca. Piazza del Sedile, nella Civita, appare
in equilibrio tra il Caveoso e il Barisano. Si scende nei Sassi
per delle arcate, che sembrano dei passaggi occulti. Le calate erano
affiancate da canali d'irrigazione che rifornivano cisterne a goccia,
in alcune case ci sono fino a sette cisterne. Orti e giardini pensili
si affacciavano dai tetti. I tetti a volte servivano da cimiteri:
i vivi sottoterra, i defunti in superficie. Nelle case, la luce
arriva dall'alto come in una casbah nordafricana, e la temperatura
è costante a 15 gradi, con la massa termica del tufo marino che
funziona da climatizzatore. Se i raggi del sole d'estate, perpendicolari
e roventi, rimangono fuori, d'inverno, obliqui, scivolano sul fondo
delle grotte. Questo degradare e sovrapporsi di case e casette,
è solo apparentemente caotico, perché poi risulta costruito con
molti accorgimenti. Ma la discesa nei Sassi è una sorpresa continua.
Tra viottoli e gradini si arriva in formidabili complessi monastici
scavati nella roccia, Cenobi benedettini e laure bizantine, in cui
le celle di monaci si stringono intorno a una chiesa sotterranea.

Intorno
all'anno 1000, Matera si riempì di monaci basiliani, che portarono
le esperienze religiose e artistiche dei confratelli delle chiese
rupestri dell'Anatolia e della Siria. La pietra dei Sassi si apre
in conventi straordinari come la Madonna della Virtù, San Nicola
dei Greci, Santa Lucia alle Malve. Difficile distinguere le influenze:
si trovano iconostasi ortodosse in chiese a pianta latina. Gli affreschi
sono meno rigidi di quelli degli anacoreti dell'Asia minore, le
madonne meno regine e più popolane, cosa che deve essere piaciuta
a Pier Paolo Pasolini, quando girò Il Vangelo secondo Matteo. A
fare raffronti, la struttura dei Sassi ricorda la splendida Mistrà
in Laconia, "la città ad alveare", che sopravvisse dieci anni in
libertà dopo la caduta di Bisanzio. È una struttura dovuta al sistema
della raccolta delle acque tipica dei centri bizantini - sostiene
Laureano - che ritroviamo in altri insediamenti rupestri in Puglia
e Basilicata, da Massafra a Gravina in Puglia. È allo studio dell'Unesco
un progetto per far entrare anche questi luoghi nella lista del
Patrimonio dell'Umanità: un parco di "paesaggi culturali" di cui
i Sassi di Matera saranno l'epicentro.
Mel Gibson, mentre percorreva le rampe e i passaggi che s'inoltrano
labirintici nei Sassi di Matera, alla ricerca degli angoli giusti
per installare i set delle riprese per il suo La Passione di Cristo,
perse - parole sue - la testa. Per un australiano, cresciuto come
attore e regista al sole di Hollywood, le ombre delle case che dopo
l'ingresso diventano grotte, "quei blocchi di pietra, le parti della
città antiche di 2000 anni", erano estranee alla modernità e quindi
perfette per ambientare il film sugli ultimi giorni di Gesù.